marco badlassa | RICERCA/r_01_pvfdxp

Un'intervista

Pietro Leonardi - Tra identità progettuale e desideri della committenza, pensate di aver individuato un codice tra­sversale d’espressione? Marco Baldassa - Un’analisi retrospettiva delle esperienze progettuali affrontate negli ormai dieci anni di attività dello studio, mi induce a constatare l’assenza di un codice trasversale d’espressione in quanto, ad ogni occasione di lavoro, è prevalsa la volontà di interpretare a fondo ciò che la committenza desiderava trasmettere, stimolando sempre nuovi temi di ricerca ed inedite occasioni di esperienza nel campo pratico.Pertanto, piuttosto che di codice trasversale, parlerei di ricerca creativa.PL - Mai come oggi sembra necessario un mutamento pro­fondo, civile e democratico, un cambio di passo nell’ap­proccio al progetto. Può esservi una rinascita a prescindere dal passato?MB - L’architettura, nel corso della storia, ha sempre inter­pretato i bisogni delle società e i cambiamenti che, in que­sto campo, si sono susseguiti nel tempo sono evidentemen­te riconducibili allo sviluppo delle qualità interiori umane che hanno contraddistinto le diverse epoche.L’architettura è, probabilmente, la manifestazione più tan­gibile e duratura degli aspetti culturali più profondi di ogni fase storica.È evidente come l’elemento economico stia prevaricando in tutti gli ambiti della vita negli ultimi decenni e come stia profondamente influenzando anche il mondo delle costru­zioni.Partendo dalla conoscenza delle testimonianze storiche lasciateci dall’architettura del passato, potremmo intra­prendere un percorso di comune consapevolezza tale da favorire la “disintossicazione” di molti aspetti del nostro mestiere partendo, per citarne un paio, dall’organizzazione dei regolamenti per arrivare alla produzione e all’impiego dei materiali da costruzione.PL - Che peso ha la ricerca nella professione di architetto?MB - Credo molto nell’intuizione e nella necessità di creare opere di architettura sensibili ai veri bisogni dell’essere umano.Creatività e ricerca dovrebbero, quindi, maturare all’uni­sono, altrimenti vi è il rischio che il progetto subisca forti condizionamenti, tali da influenzare anche noi architetti, sempre più suggestionati da una grande mole d’immagini facilmente reperibili nel web. Il pericolo è l’affievolirsi dell’attitudine a ricercare la pro­fondità delle cose.Presumo si possano ricevere conoscenze utili a migliorare le nostre qualità anche in ambiti della vita apparentemente lontani dal mondo dell’architettura; si pensi agli effetti del­la luce naturale sulla salute umana o alla conoscenza delle qualità dei materiali presenti in natura: è doveroso cono­scere per poter impiegare tali risorse con consapevolezza negli edifici che realizziamo, nei luoghi dove le persone trascorreranno la loro esistenza.PL - In questo momento cercate collaborazioni con altre figure professionali? Perché? Se sì, verso chi si orienta la vostra ricerca e con quale prospettiva?MB - I miei più importanti collaboratori sono i committenti e gli artigiani.Architetti notizie 01/21rivista trimestrale dell'Ordine degli Archietti, P.P. e C. della Provincia di Padova